La Grecia ci regala miti e leggende in ogni angolo, per ogni luogo, per ogni nome.

La terra degli Dèi e delle Dee, la terra delle tragedie, degli eroi e delle eroine, creature mitologiche, simbologie e grandi personaggi.

 E come Eros,

divinità o demone?

Nella religione greca è il dio dell'amore fisico e del desiderio.

Nella cultura greca ἔρως è ciò che fa muovere verso qualcosa, un principio divino che spinge verso la bellezza, non vi era quindi una precisa distinzione tra «la passione d'amore e il dio che la simboleggiava»

In origine non rappresentava il dio dell'amore, ma una forza ed un'attrazione. Elemento fondamentale del cosmo, Eros è stato generato dal Caos primitivo e rappresenta la forza attrattiva che assicura la coesione dell'universo e la due esseri sentono uno per l'altro e che può arrivare a privarli della ragione o addirittura a distruggerli. 

Fu infatti concepito in maniera duplice: come divinità teogonica (e viene variamente identificato con il figlio del Caos, o del Giorno e della Notte, o del Cielo e della Terra, o anche generato da Urano, da Crono, ecc.)

Era la personificazione della forza irresistibile che spinge gli esseri umani l'uno verso l'altra ed era venerato anche come protettore delle amicizie fra gli uomini. Armato di un arco col quale scagliava le infallibili frecce dalla cui ferita nasceva il mal d'amore. Per personificare le diverse forme che può assumere, gli vengono attribuiti a volte dei fratelli.  


Le tre Moire

Le divinità che decidevano il destino.

Le tre dee filavano la vita degli uomini: Cloto,filava lo stame; Lachesi,girava il fuso per torcere il filo, e decideva le sorti della vita che stava filando, usando lo stame bianco misto ai fili d'oro per indicare i giorni felici e lo stame nero misto ai fili d'oro per indicare i giorni di sventura; Atropo, la più anziana, con in mano le forbici tagliava il filo della vita, determinando il momento irrevocabile della morte.

Un affascinante pensiero dell'uomo che fin dal principio dimostrava di credere nel destino.


D come Dioniso,

il Dio greco della vite, del vino e del delirio mistico, della liberazione dei sensi, dell'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire.

Strettamente legato alle origini del teatro, Dioniso è il dio della mitologia greca di maggior fascino. Sesso maschile, ma indole femminile, istintivo, passionale, irrazionale.

Un dio che rappresentava il piacere e la gioia, ma anche il disordine e la mancanza.

Il filosofo Nietzsche creò la categoria estetica del DIONISIACO, emblema delle forze naturali e dei riti dionisiaci in cui tutti si abbandonano all'estasi.


Definita come la profetessa, Cassandra è un personaggio della mitologia greca e precisamente, della leggenda troiana, figlia di Priamo, re di Troia.

Apollo, innamorato di lei, le dette il dono della profezia in cambio del suo amore, ma Cassandra lo ingannò, rifiutandosi dopo essersi promessa e allora Dio la punì, facendo si che le sue profezie restassero inascoltate. Immediatamente prima della presa di Troia, Cassandra avverte i suoi compatrioti che l'enorme cavallo di legno lasciato dagli Achei sulla spiaggia, era un artificio dei Greci per conquistare la città, ma invano, poichè venne accusata di essere solo una profeta di sventura, inascoltata e malvista.

Divenuta, dopo la distruzione di Troia schiava e concubina del re Agamennone, Cassandra viene trasportata ad Argo: qui ha un fuggevole incontro con Clitemnestra. Poi, invasa improvvisamente dal nume, in una lucida allucinazione accenna alle colpe terribili degli Atridi, predicendo la prossima uccisione di Agamennone e di se stessa, maledice Apollo che l'ha condotta alla rovina, quindi entra nella reggia, consapevole che li l'attende la morte per mano di Clitemnestra, che la strangola con le sue stesse mani.

Per antonomasia, viene detta "sindrome di Cassandra" la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche, ma è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino.

Ad oggi essere Cassandra o fare la Cassandra indica una persona che “predice disgrazie.”


A come Atena,

È la dea della sapienza e delle arti, della tessitura e delle strategie militari.

I suoi simboli sacri sono la civetta e l'ulivo.

Gli antichi Greci narrarono di una gara fra il dio del mare Posidone e la dea della pace e della sapienza Atena. La vittoria sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto il dono più utile per la città recentemente costruita nella regione greca dell’Attica. Poseidone colpì una roccia col suo tridente e ne scaturì una sorgente. 

L’acqua cominciò a fluire e, dalla sorgente, apparve il cavallo, simbolo di forza e potenza e aiuto prezioso in guerra. Quando venne il turno di Atena, la dea conficcò nel terreno la lancia, che trasformò in un olivo, simbolo di pace e fonte di cibo e di combustibile. Il dono di Atena fu considerato il più grande e la nuova città fu chiamata in suo onore Atene. L’Olivo è tuttora considerato un dono divino e un olivo cresce ancora sull’acropoli di Atene.


S come Selene

era la Dea della luna, figlia di Iperione e Teia, sorella di Elio, il sole, e di Eos, l'aurora. Veniva raffigurata come una bella donna dal viso pallido, con lunghe vesti bianche o argentate, che reca sulla testa una luna crescente ed in mano una torcia. A volte era raffigurata su un carro tirato da buoi o su una biga tirata da cavalli, che insegue quella solare.


Z come Zeus

era il dio supremo della mitologia greca e anche se in principio il suo nome designava la luce del giorno, comandava su tutti i fenomeni atmosferici.

Viveva sulla cima dell’Olimpo e decideva della vita universale per mezzo di una bilancia su cui pesava le sorti degli uomini.

Quando un uomo doveva morire l’intervento di un altro dio o l’affetto che Zeus provava per il condannato non bastava a cambiare il suo destino.

Zeus ebbe un gran numero di figli da dee, ninfe e donne mortali, molte dee con le quali si congiunse, erano originariamente divinità della terra e il matrimonio di un dio del cielo con una dea della terra era un punto fondamentale nella religione greca.

La prima moglie fu l’oceanide Meti, il cui nome significa “saggezza”; quando rimase gravida, Zeus seppe da Gea che il loro figlio sarebbe stato più forte di lui e l’avrebbe spodestato, per questa ragione e per impadronirsi della saggezza della moglie, Zeus la inghiottì insieme al figlio che portava nel ventre.

Il figlio crebbe dentro Zeus e dalla testa del dio nacque Atena.


A come Artemide

Dea selvaggia, Signora degli animali

Dei boschi inesplorati

E delle paludi, delle terre di nessuno

Ai confini del mondo abitato dove Natura

Regna sovrana con la sua legge spietata E feconda

Artemide è la dea arcera che vive con le ninfe nel bosco, simbolo di libertà, di sorellanza e di capacità di centrare i propri obiettivi. 

Dea degli animali selvatici, le donne la chiamano per alleviare i dolori del parto. Tuttavia ha un carattere a tratti selvaggio e vendicativo e numerose furone le vittime della sue collera. 

Vestita in una corta tunica, armata di un arco d'argento, una faretra colma di frecce sulla spalla, vagava per i boschi con il suo stuolo di ninfe ed i suoi cani. Veniva associata a molti 

animali selvatici, simboli delle sue qualità. Il cervo, la daina, la lepre, la quaglia per la loro natura sfuggente. La leonessa per la sua regalità e l'orso feroce per il suo aspetto distruttivo. L'orso era anche degno simbolo del suo ruolo di protettrice dei piccoli. Era anche associata al cavallo selvatico, libero come lei. Quale dea della luna viene rappresentata con in mano una torcia e con il capo circondato dalla luna e le stelle.


A come Afrodite 

Dea greca dell’Amore, della bellezza e dell’arte, Afrodite corrisponde alla Venere dei romani, ed è considerata da tutti, divini e mortali, la più bella tra le Dee, la più irresistibile ed attraente, vero simbolo dell’Amore, di cui non solo si fa portatrice, ma che incarna e rappresenta. 

Era immaginata bella e fiorente, tutta riso il sembiante, tutta oro l’abbigliamento; spirava dalla sua persona soave odore d’ambrosia, e allorchè ella si toglieva e dispiegava il cinto della sua bellezza, ogni cosa piegavasi all’incanto che emanava dal suo corpo.

Lei rappresenta quella potenza che spinge un essere irresistibilmente verso un altro essere, l’amore passionale. Infatti veniva raffigurrata, cinto il corpo di rose e di mirto, su un carro tirato da passeri, colombe e cigni, mentre indossava il famoso cinto magico, che rendeva irresistibile chiunque lo possedesse, perché vi erano intessute tutte le “malie” d’Afrodite, il desiderio e il favellare amoroso e seducente che inganna il cuore dei saggi.


A come Apollo

Dio splendente della luce, il Sole. Ogni mattina sale ad oriente su dalle acque del fiume Oceano, per condurre nel cielo il carro del Sole, tirato da quattro cavalli che gettano fuoco dalle narici; poi percorso tutto il cielo scende ad occidente, a bagnarsi ancora nel fiume Oceano. Durante la notte con una bacchetta d'oro si fa riportare ad oriente, per riposare nel suo palazzo. 

Come dio del Sole, Apollo portava sulla Terra la primavera, facendo sbocciare i fiori, poi con l'arrivo dell'estate, coi suoi raggi potenti faceva appassire e morire ciò che aveva creato in primavera. Era il dio che doveva annunciare agli uomini la volontà di Zeus, per questo era il dio  degli oracoli; famoso l'oracolo in suo onore, Delfi. Come dio della salute aveva anche il potere contrario.

Dio del canto, della musica e della poesia. Non per nulla, nascendo, le prime parole che Apollo pronunciò richiesero che gli si desse un cetra. La dimora preferita di Apollo non era l'Olimpo, ma il Parnaso, ai piedi del quale era il suo principale oracolo, Delfi. Qui Apollo amava riposare e suonare la lira, circondato dalle Muse, sue ancelle, che danzavano e cantavano in coro. 

P come Poseidone

Poseidone, che i romani chiamavano Nettuno, era figlio di Cronos e di Rhea Cibele, quindi fratello di Zeus. Quando Zeus liberò i suoi fratelli costringendo il padre a rigettarli, durante la spartizione del regno donò il regno del mare a Poseidone e siccome il mare gira intorno alle isole e i continenti, Poseidone fu chiamato anche "il dio che racchiude e tiene prigioniera la Terra". Il suo regno si estendeva fino alle isole e alle spiagge ma il dio abitava le profondità del mare, laggiù sorgeva il suo palazzo, i cui muri erano di madreperla, con decorazioni di corallo e di gemme. A volte il dio emergeva dal mare per passeggiare sulla superficie delle acque ritto in piedi con in mano il tridente, stava sopra un carro tirato da quattro cavalli bianchi che avevano zoccoli di bronzo, seguito da tutta la sua numerosa corte: Tritoni, Nereidi, Sirene. Come il mare, di cui era il signore, anche Poseidone era di umore inconstante; se a volte sorrideva altre volte si irritava e diventava violento. Queste erano la causa dei maremoti, delle onde alte, del mare in tempesta ma nei suoi giorni sereni le acque erano calme e le giornate miti.



H come Hermes

Messaggero degli dei, dio del commercio, dell'eloquenza e dei ladri. I simboli sono il caduceo, i sandali alati (che usa per spostarsi velocemente), il cappello alato, la cicogna, il serpente e la tartaruga, con il guscio della quale creò la lira. Figlio di Zeus e della pleiadeMaia. Il secondo più giovane dio olimpico, di poco più vecchio di Dioniso. Sposò Driope, figlia di Eurito, e il loro figlio Pan divenne il dio della natura, signore dei satiri, inventore del flauto di Pan e compagno di Dioniso.


MITO DI ERA ED ERACLE: 

Zeus dopo aver concepito Eracle con la mortale Alcmena, tenta di conferire al bimbo l’immortalità attaccandolo al seno della moglie Era mentre essa dorme, perché solo allattati con latte divino i figli generati da un Dio e da una mortale possono ottenere la vita eterna. Ovviamente Era si sveglia e si dimena facendo schizzare alcune gocce di latte in cielo e altre in terra: dalle gocce finite in cielo nacque la Via Lattea, da quelle finite al suolo i bianchi fiori del giglio.

Via lattea Simos Beach Elafonissos,

Giglio di mare Simos Beach Elafonissos.

“Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’ impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va” scrisse Eraclito in merito all’ eterno divenire della realtà.

Panta Rei è una locuzione greca letteralmente traducibile in “tutto scorre” (in greco πάντα ῥεῖ), utilizzata come massima sintesi del pensiero di Eraclito, fra i maggiori filosofi greci presocratici, vissuto a Efeso tra il 535 a.C. ed il 475 a.C.

Per tale conclusione, in Eraclito si individua il ‘filosofo del divenire’, in opposizione a Parmenide, conosciuto come ‘filosofo dell’Essere’. A causa del suo stile oracolare e della frammentarietà nella quale ci è giunta la sua opera, comprendere Eraclito si rivela tuttavia molto complesso,

tanto che già Aristotele lo definisce “l’oscuro”.

 

Tutto cambia, tutto si trasforma, niente resta immutato

PROTOMAGIA

 

Il primo Maggio in Grecia, una celebrazione che ha radici in tempi antichi, la celebrazione della primavera e della vita che rinasce.

Secondo la tradizione, Maggio stesso prende il suo nome dalla dea Maia. I greci antichi invece avevano dedicato il quinto mese dell'anno a Dimitra, la dea dell'agricoltura e sua figlia Persefone che tornava a casa da sua madre in quel mese dopo aver trascorso l'inverno nell'ade.